Cenni storici ed oltre
Monachino è un villaggio montano dell’appennino Pistoiese, altezza 720 mt slm che si estende lungo il fiume Limentra. La lingua parlata è il tipico dialetto toscano.
Molto curato ed amato dai propri abitanti, che da generazioni vivono la pace e la serenità che si percepisce anche venendo da fuori. “Chi ci viene, ci ritorna” dicevano i vecchi del paese.
Tipica del luogo è l’Osteria dove si trovano cibi prelibati.
L’economia, fino alla metà del xx secolo era basata sull’agricoltura, sulla raccolta di castagne, sull’allevamento degli ovini e sul legname.
Alla fine del ‘500 sorse una ferriera che ebbe la sua massima espansione negli anni tra il 1595 ed il 1620; veniva lavorata ghisa proveniente dall’isola d’Elba , producendo anche armature per il granduca Ferdinando I dei Medici. Fu dismessa poi per l’eccessivo sfruttamento del patrimonio boschivo che costituiva la fonte energetica per il funzionamento della stessa ferriera.
La piccola e deliziosa chiesetta che appare poco prima del paese, intitolata a Santo Stefano Papa, fu costruita nel 1838 a cura del pievano di Valdibure con i fondi della famiglia fiorentina dei Pazzi, proprietari di gran parte dei terreni adiacenti, a partire anche dalla Badia a Taona. Sostituiva, se così si può dire, per comodità della popolazione, l’oratorio che sorgeva nella località chiamata Pian del Toro, eretto dal vescovo Scipione de Ricci nel 1786, dipendente dall’abbazia di Badia a Taona. Adesso ne rimane un tabernacolo, curato con amore da una misteriosa signora.
Il mulino, che ancora oggi rimane, era la “dispensa di energia elettrica” per l’intero paese, dopo essere stato mulino vero e proprio.
Il nome Monachino deriva molto probabilmente da un monaco arrivato dalla Badia a Taona.
Negli anni fine 800, primi 900, molti uomini partivano per la Maremma per lavorare ; bimbi piccoli badavano il bestiame, pecore, mucche, ciuchi, cavalli. Ed il cibo più semplice era la polenta di farina dolce ed il “cacio”
“Al contadino nun glielo fa’ sapere quanto è bono il cacio con le pere” dicevano le donne del paese.
C’era sempre profumo di pane, sfornato dalle donne con i bimbi intorno festanti.
Al Monachino oggi, si respira aria pulita, tranquillità, senso di appartenenza: fontane di acqua cristallina e purissima offrono ai viandanti la loro freschezza; l’aria meravigliosa ed un cielo stellato nelle notti serene, ne fanno un posto magico…
Frasi tipiche; “Nini, ovvia, s’andà a lavare alla Gora?” “Ote’ andai a Garzone a 6 anni, cara mimma.”
Nada Battistini