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Tempo immobile
D’un lazzaretto
In uno bel paese
Aurocastro credo
Su lo mio cammino
Di strade nude et impaurite
Invisibile
Come il sospetto
Lo male che tutt’ammorba
E riscopre miserrimma
La natura dello homo
Sine cura et fiero
De lo suo dominio
Su lo mundo
Financo l’altro iero
Depredo et suo
Per diritto di conquista
Mundo
Ch’or mostra lo suo volto
Duro come pardrone
Rientro ne la sua castella
Ivi scopre lo stalliere
Con sua corona in testa
Et fermo
Or lo conto presenta
Una cunta
Di gente appesta
Sine rango uel casta
Che a stallier non resta
Che ricerca spasmodica
D’un elmo et visiera di stoffa
Per combatter battaglia
Et spettri ch’avversa
Lo respiro suo
Et sua coscienzia
Che per brama
E superbia
De lo prossimo suo
Fia stallier
Cum gaudio
Et ricopere d’ingnominia
Et merda

Esto lo conto
Che avida natura
L’homo prossimo
Stipendia
A lo male d’oriente
Che nostre villa
Assedia et attanaglia
Et questo
Lo vostro fiero scudiero
Nello suo cammino
D’ardito a l’avanscoperta
Incontra
Uno male sottile
D’una spedale
Fatto convento
Ove paura
Cura spirito
Et ogn’un con altro
Fia compagno et fratello
Nello quadro comune
Essenzial tassello
De lo viver civil
Rammento dal timor
Di una pialla

Gabriele Carradori

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